Ieri ho ordinato un vaporizzatore Wapo Puff su un catalogo online molto fornito.

È un modello-base, ma l’affidabilità mi pare buona. Quelli più scicchettosi incorporano alcune funzioni automatiche e hanno un design molto stiloso, ma io preferisco l’essenzialità e la libertà che ti concedono i cari, vecchi strumenti manuali.

Il montaggio è standard: con una placca e quattro dadi robusti l’apparecchio si fissa sotto l’automobile, subito prima del semiasse. Non è complicato, si può fare tutto autonomamente, bisogna solo avere cura che la punta sporga, rispetto al paraurti anteriore, di almeno tre dita. Sulle istruzioni, comunque, è spiegato bene.

Perché funzioni correttamente, il vaporizzatore ha bisogno di almeno tre minuti di riscaldamento, da effettuare sempre a motore acceso per evitare che la batteria della macchina ci stenda i cianchi.

Il pulsante di fuoco viene montato, di solito, nella parte posteriore del volante, in posizione ‘ore due’. Pare sia il punto migliore per scongiurare pressioni accidentali. Ad ogni modo, come ulteriore precauzione, la Wapo ha previsto una sorta di codice morse personalizzabile: l’utente, in modalità edit, può decidere la cadenza alla quale l’apparecchio reagisce, il che lo rende anche estremamente sicuro.

Stamattina ho provato il Wapo Puff per la prima volta, in una situazione classica. La Smart mi sorpassa rapida da destra, utilizzando parte del marciapiede. Due colpi brevi e uno lungo sul bottone rosso, un silenziosissimo raggio trasparente, e la macchinetta scompare. Vaporizzata. Come diceva la pubblicità.

Ho deciso di regalarne uno uguale alla mia compagna, per Natale, invece del solito spray accecante.

In tempo di crisi, meglio badare al sodo.