Stefano Gugliotta è stato pestato dalla Polizia, ma non aveva fatto niente. Se non ci fosse stato un filmato girato con un cellulare a scagionarlo, il ragazzo probabilmente sarebbe ancora in carcere, avrebbe subito un processo e sarebbe stato condannato per resistenza a pubblico ufficiale, o per violenze assortite. Gli agenti picchiatori avrebbero fatto quadrato per difendersi gli uni gli altri, i loro capi li avrebbero protetti, tutti si sarebbero accordati su una verità dei fatti che li avrebbe fatti uscire indenni dalla vicenda mentre Gugliotta, senza denti e senza giustizia, avrebbe passato la vita a maledire lo Stato, gli sbirri e lor parenti, anche perché di più proprio non avrebbe potuto fare. E fuori dalla famiglia, sunt leones.

Questo triste e non isolato episodio ha convinto quasi tutti che la Polizia con preoccupante frequenza ometta di difendere i cittadini probi, e anzi, capita che prima li mazzòli ben bene (con una superficialità che straripa nell’incoscienza), e poi si copra d’infamia mentendo, insabbiando, occultando. Ed ecco il punto nodale. Quest’ultima prerogativa, che tanto ci indigna, non è monopolio della Polizia di Stato. È un vizio nazionale. E forse è il peggiore, perché lo rivendichiamo con orgoglio.

Alla base c’è la solita interpretazione ‘alla carbonara’ di famiglia, che grazie alle mafie ha inemendabilmente assunto un senso sinistro e malato. La famiglia deve proteggere il figlio, anche se spaccia. E il paese deve difendere il compaesano, anche se stupra. E la casta deve difendere l’affiliato, anche se uccide. Perché quello, figlio è. E mamma, che ha il diritto di comandare, ha anche il dovere di difendere.

Le scene animalesche della gente della suburbia napoletana che aggredisce i Carabinieri perché arrestano un camorrista, il Vaticano che copre i preti pedofili (fenomeno che è diventato globale, ma che ha qui le propri radici), i genitori che difendono i piccoli misfatti del figlio insegnandogli che, qualunque nefandezza compia, la mamma sarà sempre ‘dalla sua’: tutto questo equivale ai celerini che picchiano Gugliotta, ha la stessa genesi ed è parimenti avvilente. E in noi questo veleno è quasi genetico, perché ci viene inoculato fin da piccoli, e ci cresce dentro.

Il nostro popolo, come ogni altro, ha dei tratti che emergono perché particolarmente diffusi, tratti che quindi finiscono per caratterizzarlo. La difficoltà a sentirsi civites e a comportarci da tali è una di queste. Abbiamo inventiva, estro, un certo gusto, siamo assi del pallone e il Parmigiano è il re dei formaggi. Ma siamo eterni figli, educati a diffidare di tutti tranne di mammà.

Don Vito Corleone

Don Vito Corleone