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Love is all you need, ovvero: io te le canto, tu me le suoni

Strano vip, la popstar. Strano ma bellissimo, perché è una racchia crisalide che di colpo si fa, come d’incanto, luminosa farfalla. Inizia, di norma, ad allenarsi per il proprio ruolo in garage o decadenti sale-prove, cantando la povera gente, deridendo i ricchi, alzando il dito medio alle madame e alle loro divise trasudanti violenza.

Quando poi i tempi sono maturi, fa pace con le madame, perché tengano a debita distanza la povera gente che vorrebbe toccarlo mentre lui non chiede altro che potersene tornare nella sua casa da ricco a riposare un po’. E ha ragione: bisogna sempre conoscere il nemico, per saperlo davvero combattere. Lo diceva anche Sun Tsu, anche se la popstar di norma preferisce Bruce Lee, in onore del quale immola con metodo e passione eleganti stanze d’albergo e costose apparecchiature fotografiche di reporter, che riduce in poltiglia con colpi precisi di kung fu.

D’altronde, per costruire un mondo nuovo bisogna distruggere quello vecchio. Lo diceva anche Bakunin, anche se la popstar di norma preferisce i bikini, quelli delle conigliette delle feste in piscina. Per cancellare il debito del terzo mondo ci sarà sempre tempo. Tutto ciò preso nel suo complesso rende il vip-popstar venerato ai limiti dell’isteria, perché in amore, si sa, vince chi fugge. E loro, di amore, sono pienissimi. [vai alla V parte]